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Meningite e bambini: sintomi, precauzioni e prevenzione

La meningite è una malattia che fa (giustamente) paura. Per quanto in Italia sia poco comune, di tanto in tanto terribili casi di cronaca portano il tema alla ribalta: come quello della giovane studentessa di chimica dell'Università di Milano, stroncata all'improvviso dalla malattia a fine novembre 2016, o il focolaio ancora attivo in Toscana.

Abbiamo fatto il punto sulla malattia, anche con l'aiuto del professor Gian Vincenzo Zuccotti, oggi direttore del Dipartimento di pediatria dell'Ospedale dei bambini Buzzi di Milano, per capire meglio quali sono i sintomi, come si può intervenire tempestivamente e - cosa importantissima - quali sono le strategie di prevenzione disponibili.

Che cos'è la meningite?

"Si tratta di un'infiammazione delle meningi, cioè delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale e che hanno una funzione protettiva" speiga Zuccotti. "Questa infiammazione si ripercuote sul cervello determinando gravi sintomi neurologici che possono portare, sia pure di rado, gravi complicanze come sordità, ritardo mentale e paralisi, fino, in situazioni estreme, ad esiti letali".

Da che cosa è provocata?

Le cause della meningite possono essere molteplici, tuttavia nella maggior parte dei casi la malattia è di origine infettiva ed è causata principalmente da virus e batteri. La forma virale è più comune, ma per fortuna anche più benigna: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica, invece, è più rara ma estremamente più seria.

"Prima degli anni '90 del secolo scorso, Haemophilus influenzae tipo b era il principale responsabile di meningite batterica. Tuttavia, dopo l’introduzione in Italia della vaccinazione contro questo batterio - una vaccinazione compresa nel cosiddetto esavalente - l’incidenza di questa infezione si è nettamente ridotta" afferma l'esperto. "Oggi i microrganismi più frequentemente in causa nei neonati sono Streptococco di gruppo B, Escherichia coli e Listeria monocytogenes, mentre nel lattante e nel bambino più grande i due principali batteri responsabili di meningite sono il meningococco (Neisseria meningitidis) e lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae)".

Quanto è diffusa da noi?

Non molto. Numerose epidemie di meningite sono ancora presenti in Africa, America Latina ed Asia, mentre in Italia la meningite ha un’incidenza molto bassa, anche se sembra in lievissima crescita negli ultimi anni.

Per avere un’idea, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità presentati ad aprile 2016, nel 2014 l’incidenza della malattia invasiva da meningococco in Italia è stata di 0,27 casi ogni 100 mila abitanti (163 in tutto), quella dello pneumococco di 1,57 casi ogni 100 mila abitanti (952) e quella di Haemophilus influenzae di 0,17 casi ogni 100 mil abitanti.

Nel nostro Paese i casi sporadici costituiscono la stragrande maggioranza delle segnalazioni, anche se nel corso degli anni sono stati registrati focolai epidemici in alcune regioni italiane, con un andamento stagionale e un picco di incidenza nei mesi invernali.

È un’infezione molto contagiosa?

"Le meningiti batteriche possono effettivamente essere contagiose (mentre le forme virali sono molto meno aggressive)" dichiara Zuccotti. I batteri si trasmettono da persona a persona tramite secrezioni respiratorie e in particolare starnuti e colpi di tosse. A trasmettere il microrganismo patogeno possono essere sia malati sia portatori sani del batterio, cioè persone che, pur ospitando il microbo, non sviluppano la malattia. In ogni caso, in presenza di una meningite batterica chi ha frequentato più da vicino il malato dovrebbero sottoporsi a profilassi antibiotica e a sorveglianza nel tempo.

È comunque importante sottolineare che affinché il contagio avvenga è necessario essere stati a contatto stretto e prolungato con la persona infetta o con il portatore.

Come riconoscere la meningite?

Purtroppo, spesso la meningite si manifesta in modo aspecifico, con sintomi comuni ad altre condizioni molto meno gravi e variabili a seconda dell'età.

Bambini piccoli

Nel lattante, spesso la malattia si manifesta con febbre elevata, pianto lamentoso o stridulo, sonnolenza, difficoltà all’alimentazione, irritabilità e difficoltà a essere calmato, vomito, difficoltà nella respirazione (per esempio respiro velocizzato), rigonfiamento della fontanella anteriore, che può anche risultare pulsante.

Adulti

Con l’aumentare dell’età del bambino i sintomi diventano più simili a quelli dell’adulto e possono includere febbre alta, vomito, nausea e diarrea, mal di testa, irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale), irritabilità alla luce forte (fotofobia), confusione mentale, aggressività, convulsioni.

Febbre, vomito e mal di testa sono tipici delle prime fasi della meningite ma sono anche gli stessi sintomi che caratterizzano le infezioni virali tipiche della stagione invernale. Successivamente compaiono i sintomi più specifici come la rigidità nucale, la fotofobia e la confusione mentale.

In alcuni casi possono manifestarsi macchie sulla pelle il cui numero tende ad aumentare in breve tempo. Questo si verifica quando il batterio è entrato nel circolo sanguigno: l'infezione diffusa prende il nome di sepsi ed è particolarmente pericolosa.

Come comportarsi se si sospetta la meningite?

"In caso di presenza dei sintomi sopra elencati - afferma Zuccotti - è necessaria una tempestiva visita da parte di un pediatra (o del medico se parliamo di adulti) e l’esecuzione immediata di esami del sangue, ma anche del cosiddetto esame del liquido cerebrospinale, un liquido che bagna cervello e midollo spinale e può essere prelevato attraverso una puntura lombare".

Si tratta di inserire un ago speciale nella zona lombare, per estrarre una minima quantità di liquido che possa dare informazioni sia sul tipo di meningite sia sul germe che l’ha causata: è una procedura che deve essere necessariamente eseguita in Pronto Soccorso.

Come si interviene?

Il trattamento della meningite batterica si basa soprattutto sulla terapia con antibiotici. Identificare esattamente il batterio responsabile è importante sia per decidere quale antibiotico utilizzare, sia per stabilire se occorre effettuare una profilassi antibiotica delle persone che possono essere entrate in contatto con il malato.

In generale, tanto più precoce è il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità che questo abbia successo e che la malattia guarisca senza esiti. Purtroppo, può capitare che la malattia colpisca in modo fulminante, portando a gravi conseguenze o al decesso in poche ore anche se è stata fatta una terapia adeguata.

Ancora oggi il 10-15% dei soggetti colpiti da meningite muore, il 20-30% ha conseguenze gravi e invalidanti (amputazioni, danni cerebrali, sordità, epilessia, paralisi, ritardo neuropsicomotorio.)

Come prevenirla?

"L’arma migliore che abbiamo a disposizione per prevenire alcune forme di meningite è la vaccinazione, che è in grado di conferire protezione sia al singolo individuo vaccinato sia, in modo indiretto, a tutta la comunità, riducendo la circolazione del microrganismo" dichiara l'esperto. "Una elevata copertura vaccinale per i microrganismi responsabili di meningite è vincente se si vuole davvero prevenire l’insorgenza della malattia".

Vaccini antipneumococco e antimeningococco: quando farli perché siano efficaci? Se i bimbi sono vaccinati, possiamo considerarli protetti?

Pneumococco

Per quanto riguarda lo pneumococco, oggi in Italia abbiamo a disposizione il vaccino 13-valente, che cioè contiene i 13 ceppi di pneumococco più diffusi. Il vaccino può essere somministrato a partire dalle 6 settimane di vita: in particolare, se il bambino ha meno di un anno, sono necessarie tre somministrazioni, che possono essere effettuate insieme a quelle di altri vaccini. Da 1 a 3 anni occorrono due somministrazioni, mentre dopo lo si fa una volta sola. In genere non si fanno richiami fino all'età anziana (l'altra età più a rischio dopo la fascia 3-5 anni).

Meningococco C

Per la prevenzione della meningite da meningococco, bisogna anzitutto distinguere tra il tipo C e il tipo B. Fino a pochi anni fa, la protezione dei bambini contro il meningococco C era assicurata da un vaccino monovalente (sviluppato apposta contro questo sierogruppo). In segutio, però è stato approvato già a partire dai due anni di età il vaccino quadrivalente contro i sierogruppi A, C, Y e W135, già utilizzato per gli adolescenti.

Va detto infatti che il meningococco C ha due picchi di incidenza: intorno ai due-tre anni e nell’età adolescenziale. In realtà, non è ancora del tutto chiaro quanto duri l'immunità garantita dalle vaccinazioni che vengono effettuate nella prima infanzia (e che sono importanti proprio perché la prima infanzia è una delle fasce più colpite dalla malattia). La letteratura scientifica suggerisce che, nei bambini, dopo 5/6 dalla prima vaccinazione la protezione immunitaria possa cominciare a diminuire.

Per questo alcune regioni, come la Toscana, già offrono un richiamo della vaccinazione a 11/12 anni. Anche il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016-2018, ancora in fase di approvazione definitiva, raccomanda di ripetere la vaccinazione in adolescenza.

Meningococco B

In Italia, come in generale in Europa, le forme più diffuse di meningite da meningococco sono proprio quelle C e B. Il vaccino contro il meningococco B è disponible nel nostro paese da inizio 2014.

Al momento, l'offerta per questo vaccino, consigliato nel primo anno di vita, è variegata: alcune regioni lo passano gratuitamente, altre no, altre ancora con una compartecipazione di spesa con le famiglie. Il nuovo calendario vaccinale, comunque, prevede anche questa vaccinazione, con tre dosi da somministrare entro il primo anno di vita, intercalate alle altre sedute di vaccinazione.

I vaccini contro la meningite sono sicuri?

Zuccotti chiarisce con forza: "S', sono sicuri. Con i vaccini non viene inoculato il batterio, ma polisaccaridi dei batteri, che sono zuccheri sufficienti solo a suscitare la risposta immunitaria, non di certo ad innescare la malattia. Si tratta inoltre di vaccini ben tollerati e privi di effetti collaterali significativi (tranne quelli comuni alle altre vaccinazioni, come febbre o dolore nel punto di iniezione)".


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