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"Mio figlio è normale?" I fatidici tre anni e i dubbi delle mamme


Mio figlio non è normale? Talvolta i genitori si preoccupano dei comportamenti dei loro figli, ma in realtà è tutto perfettamente normale: i bambini hanno bisogno di formare le propria personalità e mamma e papà devono semplicemente prenderli per mano e accompagnarli lungo il cammino


"Mio figlio non è normale?"

Crescere non è mai stato un gioco da ragazzi e lo sanno bene i genitori che dal momento in cui il figlio nasce viene meno quell’equilibrio di coppia per accogliere l’esserino che stravolgerà di lì a poco la loro vita, in meglio ovviamente.

Se i grandi psicologi dell’età evolutiva, e in primis metterei Piaget, hanno evidenziato per l’età che va da zero a diciott’anni delle fasi precise e definite, ricevendo un bel po' di critiche sul non considerare statico lo sviluppo di un individuo, in un certo modo a questi luminari della scienza un occhio lo dobbiamo pur dare.

Sono molti i genitori che scrivono su come comportarsi con il figlio che preferisce giochi femminili piuttosto quelli indicati per il suo genere e non mancano mamme che vedono il proprio bambino comportarsi come una “femminuccia” e non reagisce se riceve insulti e prepotenze da parte di altri bambini.


"Mio figlio è normale?"

La domanda che più viene messa in evidenza è “Ma mio figlio è normale?”

Non è questa la sede per fare grandi discorsi filosofici su cosa sia la normalità e cosa non sia, quello che, però, da esperta dell’infanzia mi preme sottolineare è che il figlio perfetto che abbiamo immaginato con il nostro compagno, già al momento della notizia di aspettare un bambino e che ci ha accompagnato per tutta la gravidanza, beh mi dispiace deludervi, ma non arriverà mai.

Nessun bambino potrà raggiungere la perfezione che desideriamo per il semplice fatto che nessuno sarà in grado di essere perfetto.

Con i bambini poi occorre avere una delicatezza tale per non andare a intaccare il loro essere piccoli e il loro aprirsi al mondo.


La normalità dell'imitazione

Un maschietto di tre anni che in quel momento sta giocando con la sorellina con le bambole non sta dichiarando la sua omosessualità, è normale il suo atteggiamento? Assolutamente sì, sta giocando. A tre anni il gioco simbolico, tanto caro a Piaget, il gioco del “fra finta di” è fondamentale per lo sviluppo, perché i bambini a questa età agiscono per imitazione e imitando il mondo circostante giocano, non c’è niente di anormale in questo. Lo stesso vale per le bambine che fanno finta di essere supereroi e viene fuori dalla loro fantasia Spiderman o Hulk.

Qualcuno potrebbe storcere il naso e dire: “Ma come, sono delle bambine!”, altre ancora poi non sono amanti del colore per eccellenza femminile, ovvero il rosa. Niente panico rientra tutto nella norma.


Allo stesso modo si potrebbe dire di quel bambino che tanto preoccupa la madre perché non reagisce alle prepotenze dei compagni.

Occorre subito rassicurare il genitore e tranquillizzarla che non ci troviamo di fronte ad un “bamboccione”, ma ad un essere al di sopra degli altri, mi verrebbe da pensare, che comprende che simili parole o gesti non vanno bene. Userà altri modi per difendersi ed uno potrebbe essere l’indifferenza, perché con l’esperienza e crescendo saprà poi come reagire a simili soprusi. Nessun bambino è “debole” se ha accanto un padre e una madre che credono in lui e loro per primi educano al rispetto degli altri e al vivere in maniera civile.

La madre che scrive di essere preoccupata per la figlia che ai giardini è diffiddente preferisce la sua compagnia piuttosto quella degli altri bambini può dormire sonni tranquilli, la bambina in quel momento ha semplicemente bisogno della sua mamma. È compito del genitore dare fiducia ai figli per aprirsi al mondo.

Se osserviamo tutto con diffidenza, se il nostro guardare è in realtà un giudicare l’altro è normale che notiamo nei bambini timore ad allontanarsi da noi.


I bambini non sono grandi: devono essere accompagnati

Mi verrebbe di fare un ulteriore riflessione quando si parla di bambini di tre anni che aspettano il fratellino o la sorellina. Scrivono spesso genitori che non riconoscono più il primogenito giustificando il fatto che “ormai è grande” ed è giusto che le attenzioni siano rivolte adesso al nuovo arrivato. Attenzione, stiamo parlando di bambini di tre anni, pertanto piccoli, che fino al giorno prima avevano la mamma e il papà tutto per loro e da un momento all’altro si ritrovano in quattro.

Mai dire ad un bambino che è grande, è un paradosso, se è un bambino non può essere grande. Ha bisogno di un altro tipo di attenzioni rispetto al piccolino, ma ha comunque bisogno di attenzioni, non dimentichiamolo. I bambini non possono crescere da soli.

I figli non sono pezzi di argilla da plasmare a nostro piacimento, stanno vivendo e si stanno schiudendo alla vita. Come un fiore appena sbocciato ha bisogno di tempo per abituarsi alle intemperie e fortificarsi, allo stesso modo i bambini hanno bisogno di fiducia e sicurezza da parte dei genitori per poter affondare le loro radici della personalità.

Sappiamo bene che passati i primi mesi il bambino inizia la sua apertura al mondo che lascerà tutti a bocca aperta per le scoperte che farà, una sorta di Colombo in miniatura, e per la quantità di parole che riuscirà a dire.

Ma quando i piccoli esploratori, maschi o femmine che siano, raggiungeranno i tre anni è lì che i genitori inizieranno a porsi tanti di quei dubbi da individuare ogni sorta di problema nella loro crescita.

A tre anni, infatti, i bambini sono in piena creatività e tendono a sviluppare al massimo la loro personalità, esce fuori il carattere, sono curiosi, chiedono e vogliono sapere le cose più disparate alle quali gli adulti cercano di fornire le risposte più adeguate senza deludere le aspettative del piccolo di casa.


La perfezione non esiste

Il problema però di questi tempi moderni è che ricerchiamo i punti di forza nei figli degli altri e non guardiamo quelli di nostro figlio o nostra figlia. Notiamo imperfezioni che non esistono e difficilmente accettiamo quello che non coincide con i nostri standard.

Crescere il figlio sotto una campana di vetro non farà di lui un adulto sicuro e responsabile, ma timoroso e sfiduciato, così come voler vedere ad ogni costo che qualcosa non va bene è frutto di tutte quelle auto-diagnosi che quotidianamente cerchiamo sul web piuttosto che rivolgersi ad esperti.

Crescer un figlio nel migliore dei modi è un dovere indiscutibile nei suoi confronti perché a tre anni si sta formando la sua personalità che non merita di essere intaccata dalle nostre fantomatiche imperfezioni. Sono dei bambini, troviamo la forma più consona per accompagnarlo nel delicato cammino che li attende.



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